Tecniche regressive
Tecniche regressive
Negli ultimi anni, si è diffuso con successo l’impiego di tecniche regressive in ambito terapeutico da parte di counselor, psicoterapeuti, psicologi, medici e altre figure di aiuto.
Esistono varie tipologie di tecniche regressive che, al di là delle differenze puramente metodologiche, hanno in comune la presa di contatto con quelle memorie ‘sommerse’ che condizionano il nostro presente al di fuori della nostra sfera di consapevolezza.
A cosa servono le tecniche regressive
Le tecniche regressive aiutano ad affrontare tematiche esistenziali secondo un concetto di tempo più dilatato rispetto alla psicoterapia classica.
Considerando che il passato agisce nel nostro presente e nel nostro presente creiamo le condizioni per il nostro futuro, con la Regressione entriamo in una ‘spirale del tempo’ che ci conduce alle cause dei nostri disagi attuali.
“Agendo sulle cause, ci prendiamo cura del nostro presente.”
In una serie di articoli su questo blog mi dedicherò all’approfondimento delle più importanti tecniche regressive e progressive:
- l’Ipnosi Regressiva e Progressiva – secondo la visione dell’Ipnosi Costruttivista, strutturata praticata ed insegnata dal Dottor Marco Chisotti;
- il Deep Memory Process – metodo di indagine interiore sulle vite passate del compianto Dottor Roger Wolger;
- il metodo da me strutturato integrando i sistemi sopracitati con le tecniche regressive del buddhismo tibetano, Regressione e Progressione Naturale: Vita e Morte e Rinascita con il Respiro dei Cinque Elementi.
Tecniche regressive: Ipnosi regressiva
‘L’Ipnosi Regressiva implica una focalizzazione sul proprio passato per elaborarlo e potendo in tal modo cambiare non solo l’interpretazione degli eventi stressanti (che pertanto si trasformano in positivi o neutri, anche grazie all’innesto di un ricordo fittizio che si sovrascrive a quello troppo traumatico per essere elaborato), ma anche il presente che ne è derivato.
Questo tipo di trance serve per curare sia il soma che la mente.
Per la delicatezza della materia, prima di applicarla su qualcuno bisogna ricordare che: se non si ha accesso a un certo ricordo è perché le difese dell’individuo si sono alzate per proteggerlo da qualcosa che, almeno per ora, è per lui troppo doloroso; se il soggetto è cardiopatico bisogna essere molto cauti nel farlo regredire a periodi per lui traumatici, perché lo stress potrebbe innescare una reazione fisiologica negativa (….)’.
Chisotti elenca tra le tecniche regressive, tre tipologie di regressione:
A
Pseudoregressione
Grazie all’isolamento sensoriale e alla maggiore concentrazione permessa dallo stato di ipnosi, permette al soggetto di rievocare fatti del suo passato che aveva dimenticato o di amplificare ricordi vaghi.
La trance è abbastanza superficiale da permettere alla persona di mantenere l’atteggiamento, la critica, le emozioni e i sentimenti del presente.
B
Rivivificazione
Anche in questo caso si ricordano eventi dimenticati o si migliora il ricordo di eventi vaghi, però la trance è abbastanza profonda da permettere alla persona di rivivere anche l’atteggiamento, la critica, le emozioni e i sentimenti del momento ricordato.
Si verifica, quindi, un’identificazione col sé del passato: se si vuole aiutare il cliente a manifestare qualità da adolescente (come l’immaginazione), bisogna rivivificargli l’adolescenza, mentre se si vuole aiutarlo a manifestare qualità da bambino (come il fare finta), bisogna rivivificargli l’infanzia.
C
Regressione a vite passate:
Questo aspetto dell’ipnosi è il più diffuso e controverso, infatti le teorie che cercano di spiegarne la fenomenologia sono diverse:
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Teoria della
fabulazione cosciente:
Ritiene che il racconto del soggetto ipnotizzato corrisponda a un sogno guidato. Quando costui racconta all’ipnotista una storia di vita, essa deve essere coerente.
Non serve indagare se sia vera o se sia falsa, bensì usarla con buona fede per aiutarlo, come fosse una metafora che esprime in un linguaggio non razionale il suo problema.
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Teoria della simbolizzazione di un problema attuale:
Ritiene che gli episodi emersi in regressiva servano a soddisfare il bisogno del soggetto a trovare una giustificazione per il suo problema, che se non è già stata individuata nel presente viene pertanto estrapolata dal passato.
Che tale spiegazione di causa-effetto sia vera o falsa non ha importanza, infatti basta che essa si riveli accettabile e quindi utile per il cliente.
Questa teoria spiegherebbe perché certe persone che conducono una vita amena e spiacevole, in regressione si vedano come persone ricche e importanti: semplicemente per compensazione psicologica.
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Teoria delle
personalità multiple:
Spiega che le visioni in regressiva non sono altro che prodotti di atteggiamenti schizofrenici o quasi, cioè appartenenti a parte scisse dell’io.
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Teoria dei
ricordi ereditati:
Si basa sul presupposto che durante la regressione si sblocchino dei memi (unità psichiche di memoria), cosicché emergerebbero ricordi ereditari inerenti ad esperienze passate dei propri antenati.
Quest’ottica serve per creare connessioni logiche e supportate scientificamente tra la storia del cliente e quella dei suoi familiari (antenati), nei quali riconoscerci.
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5
Teoria del
ricordo collettivo:
Spiega che in regressiva possono emergere memorie provenienti dall’inconscio collettivo, che si trovano a una profondità superiore rispetto all’inconscio familiare della teoria precedente.
Se i ricordi provengono da una collettività etnica diversa dalla propria, la spiegazione rimane plausibile in base alla teoria dei campi morfogenetici.
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6
Teoria della
reincarnazione:
Ritiene che in regressiva possono emergere ricordi di una propria vita passata e che tramite essi si possano sbloccare traumi Karmici che hanno riversato il loro influsso negativo sulla vita attuale.
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Teoria degli
universi paralleli:
Si basa sulla teoria fisica delle superstringhe e ritiene che in regressiva possano emergere ricordi che appartengono al proprio doppio, che esisterebbe in un universo parallelo.
Questo punto di vista può essere utile per disidentificare il soggetto con ciò che ha ricordato, ma presuppone di fare propria una disposizione mentale di fisica estrema.
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Come si può essere certi che ciò che si ricorda con le tecniche regressive è reale?
Il Chisotti è un punto di riferimento anche su questo aspetto delle tecniche regressive, in particolare dell’ipnosi regressiva, una delle tecniche regressive che ho esplorato e ora ripropongo nelle sessioni con i miei clienti con l’approccio che lui ben descrive con queste parole:
‘Il problema è sempre stato la veridicità di un’esperienza come la regressione ad ipotetiche vite precedenti e, personalmente, l’ho risolto focalizzando la mia attenzione su un’altra esperienza che si manifesta anche nelle menti più semplici: quella della complessità del DNA dell’uomo e tutto ciò che esso porta in memoria dentro le sue spirali.
Il cervello umano è estremamente complesso ma nella maggior parte delle esperienze si misura con un’intelligenza di tipo concreto, quella che accompagna la persona nei primi 10/12 anni di vita, quando non implica relazioni complesse e si trova a dover rispondere unicamente ad operazioni abitudinarie. Nel nostro genoma, il DNA, ci sono risorse inaspettate e inutilizzate, per buona parte mascherate, di cui solo una piccola porzione viene utilizzata per vivere, mentre buona parte del suo potenziale è latente, nascosto.
La vita socio-culturale nella quale siamo impegnati ci porta inevitabilmente (…) a dare risposte di adattamento sempre più complesse e, dunque, a cercare risorse latenti: nella ricerca della nostra mente intelligente, curiosa e pronta ad aiutarci, sicuramente alcune parti del DNA si slatentizzano. (…)
Credo nel nostro diritto, al di là di qualunque spiegazione, di pensare di avere origini lontane (e fin qui il nostro DNA non può essere smentito); possediamo parti della struttura, all’interno del DNA stesso, che derivano da uomini e donne nati anche 10.000 anni prima di noi e tendiamo a tradurre questo fatto innegabile ricercando il parente nobile del caso, (come disse un famoso giornalista), il nostro destino, e lo facciamo richiamando in noi l’idea di storia.
Ma oltre ad essere un diritto, quello di pensare ad una storia di vita che ci ha preceduti è una necessità, dal momento che nella memoria del DNA stanno tantissime informazioni ed è una necessità della nostra mente utilizzarle. (…)
Noi viviamo, pensiamo, capiamo, impariamo attraverso storie; abbiamo costante bisogno di andare oltre il caso per spiegarci la nostra personale esperienza di vita e tutto questo ci fa star bene, ci fa sentire realizzati, vivi.
Non solo tutto ciò che portiamo nelle spirali del nostro DNA prima o poi si slatentizza, manifestandosi come un residuo trattenuto da un ghiacciaio per migliaia di anni e poi restituito integro.
Tutto ciò che portiamo con noi prima o poi riemerge come risorsa, qualità inaspettate, magari nel momento del bisogno oppure in una semplice esperienza in cui ci troviamo protagonisti di una regressione di una ipotetica o forse reale vita precedente.
E potremmo cominciamo a raccontare la nostra storia, figlia di una lontana e complessa esperienza impressa da sempre nel nostro DNA.’
Fai il primo passo con me !
Agisci sul passato per modificare il presente.
Facciamo alcuni passi insieme.