Un’attivazione è l’apertura del ‘canale Reiki‘ all’interno di noi.
Viene anche chiamata ‘iniziazione’, ma il termine personalmente mi sembra troppo altisonante e suscettibile di fraintendimenti, visto l’abuso che ne è stato fatto.
In tutte le discipline orientali è contemplata l’esistenza di canali energetici sottili all’interno del nostro corpo, attraverso i quali scorrono i vari tipi di energie che costituiscono il nostro essere psico -fisico- spirituale.
L’insegnante, per mezzo di un particolare metodo, fa sì che il Reiki stesso apra i ‘rubinetti’ per fare scorrere l’energia (Ki) universale (Rei) attraverso il sistema mente-corpo dell’alunno.
Questi avrà la possibilità a sua volta di trasmetterlo attraverso le sue mani, il suo sguardo, il suo respiro e la sua mente.
Questa è una spiegazione logico-razionale che sembra funzionare piuttosto bene. In realtà, penso che il Reiki conservi un qualcosa di misterioso che va al di là di ogni parola spesa per cercare di descrivere questo fluire di benessere.
Ancora adesso, dopo numerosi corsi di insegnamento dei tre livelli, quando trasmetto e insegno il Reiki non riesco a non sorprendermi di quel qualcosa di misterioso e numinoso che sovraintende all’attivazione.